STORIA
Il paese prende il nome da quello del feudatario, Bernardino de Bernardo, segretario della corte aragonese, che fece ricostruire il castello, dimora della sua famiglia. Alcune testimonianze fanno risalire la nascita del paese ai romani, che saccheggiando la vicina Metaponto, costrinsero gli abitanti a fuggire sulla collina fondando Camarda. Sempre sotto la dominazione aragonese vennero costruiti il Castello e la Chiesa Madre. Nel 1735 dimorò a Bernalda, Carlo III di Borbone il quale volle visitare i territori del suo regno appena acquisito in seguito alla guerra di successione polacca, per la grande ospitalità ricevuta il re volle premiare il paese e con un decreto le conferì il titolo di città. Negli anni venti dell’800 l’economia del paese è ancora basata su olio,grano, legumi, cotone e pascoli. Non manca la pesca, grazie alla vicinanza del fiume Basento e la caccia nei boschi limitrofi. Nel XVII sec., Bernalda divenne anche sede di un importante studio di medicina tenuto da Matteo Parisio. Dopo l'Unità d'Italia e la fine del brigantaggio, il paese si spopolò e molti dei suoi abitanti emigrarono verso le Americhe, sperando in una vita migliore. Negli anni ’80 la città ha avuto un notevole sviluppo urbanistico.
DA VISITARE
Il Castello, oggi adibito ad abitazioni, è stato rifatto più volte. La prima costruzione risale ai normanni, nell’ XI secolo, ad opera di Riccardo da Camarda. Fino al 1470 il castello fu abitato da vari signori, tra i quali si ricordano Pietro Tempesta e Bernando del Balzo. Nel castello fu ospitato, nel 1735, Carlo III di Borbone, che agli inizi del suo regno volle personalmente visitare i territori del napoletano avuti in seguito alla guerra di successione polacca. Attualmente, oltre alle tre torri ancora i piedi, esistono tracce di almeno altre cinque. Esse erano formate da un piano interrato, adibito prevalentemente a deposito, da un piano terreno, e da due piani superiori aperti sul cortile. Il castello possiede almeno quattordici pozzi, utilizzati dagli abitanti per rifornirsi d'acqua in caso d'assedio.
Accanto al castello è visibile la Chiesa Madre di San Bernardino, con esterno in mattoni rossi e cupole bizantine. Il nucleo originario risulta piccolo e proporzionato alla popolazione iniziale del villaggio. Nasce infatti come chiesa ad una sola navata. Nel corso degli anni subì sostanziali ampliamenti. Particolare la presenza di cripte riservate ai corpi dei bambini che morivano entro il settimo anno di età.
Chiesa del Carmine: Questa chiesa è molto antica ed è andata soggetta ad almeno due o tre rifacimenti ed ampliamenti, prima di raggiungere le attuali dimensioni. Nel 1678 la chiesa è dotata di un solo altare con l'immagine della Madonna del Carmelo dipinta sul muro.
Chiesa del Convento: Il Convento di sant'Antonio da Padova, con l'annessa chiesa, fu fondato nel 1616. Al momento della intitolazione della chiesa di formarono due fazioni tra i fedeli: una voleva che fosse dedicata all'Immacolata, l'altra a san'Antonio da Padova. Per non scontentare nessuno ci si affidò alla sorte, che scelse san'Antonio. Il prospetto attuale della chiesa fu costruito nell'Ottocento. Dopo l'unità d'Italia, si dispose la conversione del patrimonio immobiliare di tutti gli enti ecclesiastici. Tali conseguenze videro l'allontanamento dei religiosi e l'arrivo degli uffici comunali. Di notevole importanza in questa chiesa il Crocifisso ottocentesco che vede Cristo inchiodato sulla croce con il capo reclinato sulla spalla destra e i fianchi cinti da un drappo bianco.
Dal 1933 fa parte del comune di Bernalda anche la frazione di Metaponto, noto centro balneare e ricco di testimonianze archeologiche. A Bernalda è dunque presente sia un turismo di stampo prettamente balneare e del divertimento (il mare della costa bernaldese nell'anno 2006 ha avuto il titolo di Bandiera Blu per la limpidezza e pulizia delle sue spiagge) che archeologico e culturale, infatti nel territorio di Metaponto è presente una città di origine greca ben conservata e un colonnato che apparterrebbe ad una scuola pitagorica.
METAPONTO
Frazione del comune di Bernalda, si trova al centro del Golfo di Taranto sul Mar Jonio, sulla Costa Jonica della Basilicata. E’ un luogo ricco di storia e di magnifiche testimonianze della Civiltà Magno-Greca, quindi importante zona balneare e culturale, nei mesi estivi è meta di un buon flusso turistico. Fu fondata da coloni greci dell'Acaia nella seconda metà del VII secolo a.C., su richiesta di Sibari, per proteggersi dall'espansione di Taranto. Divenne molto presto una delle città più importanti della Magna Grecia. La ricchezza economica della città proveniva principalmente dalla fertilità del suo territorio, testimoniata dalla spiga d'orzo che veniva raffigurata sulle monete di Metaponto e che divenne il simbolo stesso della città e che essa inviava in dono a Delfi. A Metaponto visse e operò, fino alla fine dei suoi giorni nel 490 a.C., Pitagora che vi fondò una delle sue scuole. Metaponto stabilì un'alleanza con Crotone e Sibari e partecipò alla distruzione di Siris nel VI secolo a.C.; nel 413 a.C. aiutò Atene nella sua spedizione in Sicilia e nel 280 a.C. si alleò invece contro Roma con Pirro e Taranto, durante la Battaglia di Heraclea del 280 a.C. Quando Roma vinse definitivamente la guerra contro Pirro, Metaponto fu duramente punita e alcuni esuli metapontini trovarono rifugio a Pistoicos, unica città che era rimasta fedele a Metaponto durante la guerra. Altri esuli metapontini trovarono ospitalità a Genusium, l'attuale Ginosa. Metaponto intanto subì uno sconvolgimento del tessuto urbano in seguito alla realizzazione, sul lato orientale della città, di un castrum, nel quale si insediò una guarnigione romana. Nel 207 a.C. offrì ospitalità ad Annibale e i romani la punirono nuovamente, distruggendola. Divenne allora città federata riacquistando il suo splendore intorno al I secolo a.C. L'espansione urbana della città continuò fino all'età romana. Nel 72 - 73 a.C. la piana di Metaponto fu teatro del passaggio dell’esercito di schiavi e disperati di guidati da Spartaco. Difatti i primi successi contro l'esercito di Roma permisero a Spartaco di raccogliere nuovi consensi, anche nella zone della Lucania, nelle quali si incontrò con il pirata cilicio Tigrane (presumibilmente re Tigrane II) per organizzare il sospirato imbarco da Brindisi verso la Cilicia, poi fallito per il tradimento di quest’ultimo. Ciò coincise con la decadenza e col progressivo abbandono della città, che venne lentamente ricoperta dai sedimenti alluvionali dei fiumi. A poca distanza dalla città moderna è situata l'area archeologica di Metaponto con le sue rovine tra cui spiccano le celeberrime Tavole Palatine e il museo archeologico nazionale . Metaponto è una delle località ideali per chi vuole godere il mare e il caldo sole del Sud; la spiaggia si presenta ampia e sabbiosa, con lidi attrezzati al servizio dei bagnanti e degli amanti della vela. Inoltre Metaponto viene denominata “California del Sud” per la fiorente agricoltura che qui si è sviluppata, la Pianura Metapontina è oggi il fiore all'occhiello dell'economia lucana. Da queste terre partono per l'Europa e per tutta Italia quantità enormi di frutta e ortaggi che, grazie a un clima costantemente mite, sulla costa jonica la bella stagione inizia a fine marzo e termina ai primi di novembre, maturano con circa uno o due mesi di anticipo rispetto alle coltivazioni di pianure più a nord.
DA VEDERE:
Il Museo archeologico nazionale di Metaponto è un museo situato a Metaponto, in Basilicata.
Ospita i principali reperti rinvenuti nel territorio circostante l'antica Metaponto e alcuni reperti provenienti dalla vicina zona di Pisticci e dall'area archeologica dell'Incoronata, ivi situata.
Il museo si articola in 4 sale:
• i reperti preistorici
• la colonizzazione greca tra VIII secolo a.C. e VII secolo a.C.
• l'integrazione tra greci e indigeni
• l'età romana
I reperti esposti di epoca preistorica consistono in vari oggetti e suppellettili rinvenuti in corredi funerari tra cui spiccano gioielli e oggetti in bronzo e in avorio di altà qualità.
La maggioranza delle testimonianze di età greca provengono dal sito dell'Incoronata di Pisticci, con coppe, tazze e ceramiche decorate, tra cui spicca l'incensiere con fusto decorato da animali e scene mitologiche. Di datazione successiva sono invece i reperti provenienti dai templi di Metaponto con numerosi vasi e coppe dipinte.
Di età romana sono invece le ceramiche grige ellenistiche, sigillate romane e africane e tardoimperiali dell'Asia Minore.
Il museo è di competenza della Soprintendenza archeologica della Basilicata.
TAVOLE PALATINE
I resti del monumento sono situati nell'area archeologica di Metaponto, più precisamente sull'ultima ondulazione dei Givoni, antichi cordoni litoranei, presso la sponda destra del fiume Bradano, eretto sui resti di un antico villaggio neolitico. Il tempio, restaurato nel 1961, era stato inizialmente attribuito al culto della dea Atena. Il tempio era anche chiamato "Scuola di Pitagora", in memoria del grande filosofo Pitagora. La costruzione originaria aveva 6 colonne sul lato corto e 12 colonne su quello lungo, ma ne rimangono solo 15, disposte in due ali, rispettivamente di 10 e 5 colonne ciascuna, le quali sostengono due pezzi dell'architrave.
Nelle vicinanze del tempio vennero rinvenuti infatti, durante gli scavi del 1926, numerosi resti dell'antica decorazione in terracotta, statuette, ceramiche e altri pezzi di colonne esposti al Museo archeologico nazionale di Metaponto.
NECROPOLI IN CRUCINIA
La necropoli urbana di Metaponto si dispone come una cintura intorno alla città. Il nucleo principale, costituito da tombe databili tra la fine del VII ed il II secolo a.C., è collocato nel settore occidentale della contrada Crucinia tra la Strada Statale Ionica 106 ed il moderno borgo residenziale. In generale le aree sepolcrali sono disposte ai margini delle strade che collegavano l’abitato con il territorio.
Il rito praticato è quello dell’inumazione. Il defunto è posto in posizione distesa e supina secondo il costume funerario greco; non mancano tuttavia attestazioni del rituale a cremazione.
Le deposizioni risultano aggregate in gruppi, spesso con evidenti affinità tipologiche. Questo suggerisce l’ipotesi che lo spazio funerario sia stato diviso per lotti ed assegnato alle singole famiglie per il seppellimento dei loro congiunti. Il tipo prevalente è rappresentato dalla semplice fossa terragna, in cui è alloggiata la cassa lignea contenente il defunto, e dalla copertura di tegole. Altrettanto frequenti risultano le sepolture in lastra di calcare perfettamente squadrate. Spesso la loro copertura è confermata come il tetto di un edificio. Il calcare, materiale pregiato proviene da numerose zone della puglia meridionale(antica Massapia e Peucezia) ricche di buone cave di carparo e tufo. Non mancano le tombe “a sarcofago”, con la cassa ricavata all’interno di un unico blocco di tufo e quelle a semplice fosse terragna con le pareti rivestite da intonaco bianco.
Il complesso più significativo è collocato al centro del parco della Necropoli ed è costituito dalla grande tomba a camera con scalinata di accesso (dromos). La camera sepolcrale (cella) presenta una pianta rettangolare e pareti costituita da blocchi di carparo disposti su quattro file sovrapposte. I muri interni hanno perso l’originario intonaco ed erano decorati nella parte superiore da una cornice modanata. L’inclinazione del corridoio rispetto all’asse principale della cella conferisce alla pianta una forma trapezoidale, distorta ed inconsueta.
Sui bordi di alcuni blocchi impiegati nella composizione delle tombe si leggono spesso segni incisi che indicano con molta verosimiglianza la cava di provenienza dei materiali o il gruppo famigliare di destinazione degli stessi.
AREA ARCHEOLOGICA
L’area archeologica di Metaponto è ubicata in provincia di Matera nel comune di Bernalda. Nei pressi degli scavi è stato sistemato un moderno e spazioso museo archeologico che si integra con gli altri della zona.