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MARE

Scopri il piacere di vivere la Basilicata all’insegna del mare, del benessere, dello sport e della natura; tra gli alti monti dell’Appennino e le dolci colline, la Basilicata è anche regione balneare e sfocia in due mari con paesaggi e scenari marini assai diversi tra loro: Il Mar Ionio e il Mar Tirreno.  Il Mar Tirreno, perfetto per gli appassionati di immersioni, soddisfa l’esigenza di chi cerca un mare limpido con paesaggi rocciosi. Perla del versante tirrenico è sicuramente Maratea, detta anche la piccola Rio italiana, grazie alla grande statua del Redentore che domina il golfo. Il Mar Jonio, situato sul Golfo di Taranto, è ideale per il relax di famiglie con bambini; la costa offre spiagge di sabbia fina e dorata, vaste pinete, acque pulite, lidi, camping e villaggi ben organizzati e con ottima animazione. Tra i centri più importanti Metaponto e Policoro. La vacanza mare in Basilicata offre anche alternative culturali, come la visita dei Sassi di Matera, Capitale Europea della Cultura 2019, e delle Tavole Palatine, i resti di un magnifico tempio dorico nei pressi di Metaponto.  

 

MONTAGNA

Un’affascinante distesa montuosa si aprirà agli occhi del visitatore che potrà scoprire il volto tipico della Basilicata fatto di tranquillità, aria pulita, natura viva e protetta, che comprende l’Appennino lucano ed il Vulture. Nell’Appennino lucano si alternano foreste con dorsali soleggiate e straordinari calanchi con gole dall’aspetto di piccoli canyon; qui sarà possibile ammirare le imponenti Dolomiti Lucane nei pressi dei bellissimi borghi di Castelmezzano e Pietrapertosa, il Parco Naturale di Gallipoli Cognato e delle Dolomiti lucane, luogo ideale per gli appassionati  di birdwatching, roccia, equiturismo, trekking e mountain bike, e il Parco Nazionale del Pollino, caratterizzato da una fauna particolare come il cosiddetto gufo reale e dal particolarissimo Pino loricato. Il Vulture, altra zona naturalistica, è invece un vulcano spento dal terreno molto fertile e caratterizzato dai due suggestivi Laghi di Monticchio. Per chi ama l’avventura dello sci, in Basilicata può trovare attrezzate aree sciistiche nelle località turistiche “La Sellata-Pierfaone”(Abriola, Pignola, Sasso di Castalda) , “Monte Sirino”(Lagonegro, Lauria, Nemoli, Latronico), “Monte Volturino”(Calvello, Marsicovetere), “Monte Viggiano” ( Viggiano) e “zona del Pollino” ( Rotonda, Viggianello, Terranova del Pollino) tutte in provincia di Potenza.

 

CULTURA 

L’antica Lucania ha dato i natali a numerosi poeti, intellettuali e studiosi che hanno saputo portare alla luce le ricchezze culturali di questa terra misteriosa caratterizzata da una tradizione contadina,  legata alla famiglia e al lavoro della terra. È qui infatti che resistono riti antichissimi legati ai popoli precristiani come i matrimoni dell’Albero (il più famoso è il Maggio di Accettura) e tradizionali parate in occasione del Carnevale che indicano forti legami con le origini pastorali e contadine degli uomini del luogo (Carnevale di Tricarico). La città che meglio rappresenta le antiche origini di questa terra è sicuramente Matera, dichiarata patrimonio UNESCO e recentemente Capitale europea della cultura 2019, che con il suo suggestivo paesaggio dei Sassi ha ispirato numerosi registi per la produzione di pellicole cinematografiche. Di interesse storico, legato al mondo di Federico II sono Melfi, con il suo imponente Castello nel quale visse per qualche tempo l’Imperatore, e Venosa, ricca di testimonianze archeologiche e città natale di Quinto Orazio Flacco; testimonianza più visibile della penetrazione della cultura araba in Basilicata è Tursi con il quartiere della Rabatana. Metaponto, frazione di Bernalda, oltre che importante località balneare, conserva un importante testimonianza storica legata al mondo greco e al periodo florido della Magna Grecia: le tavole Palatine, resti di un antico tempio dedicato ad Hera, chiamato anche Scuola di Pitagora in onore del noto filosofo. Degni di nota sono i luoghi che accolgono i grandi attrattori della Basilicata: i caratteristici borghi di Castelmezzano e Pietrapertosa, noti per l’esperienza mozzafiato del “Volo dell’Angelo”; Valsinni e Aliano che permettono di conoscere la poetessa Isabella Morra e i luoghi che hanno ispirato Carlo Levi in “Cristo si è fermato ad Eboli”, attraverso dei Parchi letterari; San Costantino albanese, noto per il “Volo dell’Aquila”; Brindisi di Montagna che attraverso lo stupendo spettacolo “La storia bandita” ci immerge nella profonda conoscenza del popolo lucano durante il brigantaggio; Campomaggiore con “La Città dell’Utopia”, fiaba storico-filosofica in cui immagini oniriche si fondono in un gioco emozionante di luci e colori ambientati nel suggestivo paese vecchio.

 

ENOGASTRONOMIA

La Basilicata, oltre ad essere luogo di mare, natura, montagna, arte e cultura, è terra di antichi e caratteristici sapori che attribuiscono ad essa quella tipicità tutta da gustare; il vino Aglianico del Vulture, le carni locali, l’agnello rosolato ed aromatizzato, la pasta fatta in casa ed i prodotti caseari donano alla regione una preziosa e singolare genuinità. Tra le tipicità enogastronomiche della collina materana,  tutte da assaporare, la pasta di casa: lasagne con ceci o lenticchie, cavatelli al sugo di lepre, o con funghi cardoncelli e salsiccia a pezzetti, o al sugo di maiale con una spolveratina di peperone piccante in polvere; a Matera, da non perdere , il timballo di cardi, le orecchiette con cime di rape, e la “crapiata”, una zuppa di legumi, cereali e patate. Inoltre tra i piatti tipici lucani, con marchio riconosciuto: il peperone crusco di Senise, i fagioli di Sarconi, il pecorino di Filiano, il pane di Matera.  La regione Basilicata è sede di numerose aziende dell’agroalimentare,  promuove l’organizzazione di sagre ed eventi del gusto,  impegnate nella valorizzazione degli alimenti di ottima qualità, genuini ed eccellenti che conservano il fascino di una storia millenaria ed il sapore della propria tradizione. 

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Viggiano sorse inizialmente a valle, a pochi chilometri dalla città romana di Grumentum.

STORIA

Fonti storiche assicurano che il paese sia stato fondato da profughi achei in conseguenza della distruzione di Sibari, divenendo, secondo Tito Livio, roccaforte romana sulla via Popilia. La presenza umana sul territorio si consolida con l'arrivo dei Romani. I nuovi conquistatori realizzarono sul colle dell'attuale Viggianello, proprio dove più tardi sarà edificato il castello, una fortificazione, oltre alle ville rustiche e le strade. Ai Romani subentrarono i Longobardi ed i Bizantini. Con i Normanni comincia a consolidarsi l'insediamento sulla collina di Viggianello grazie alla creazione della roccaforte con torre quadrata (tipica dell'architettura normanna) e della chiesa del castello dedicata a S. Nicola (di cui restano oggi solo pochi ruderi). Gli svevi consolidarono la roccaforte che assunse le sembianze dei tipici manieri federiciani. Nel castelo di Viggianello dimorò anche l'Imperatore svevo Federico II. Dal sec. XV Viggianello sarà infeudato alla nobile famiglia dei Sanseverino, principi di Bisognano. Agli inizi dell'età rinascimentale nel centro lucano fu istituita una scuola di medicina con caposcuola Antonio Cassano. Viggianello, dopo essersi organizzato in comune nel 1808 secondo gli emendamenti francesi, partecipa attivamente alle fasi dell'Unità d'Italia. In particolare queste terre furono teatro di scontro fra briganti ed esercito piemontese. In omaggio alla gialla ed intensa cortina di fiori di ginestra che avvolge in maggio il paesello, Viaggiano è stato definito il “paese delle ginestre”.

 

COSE DA VEDERE:

Nel punto più alto dell'abitato di Viggianello sorge il Castello. Il primo insediamento fortificato risale al periodo romano con la costruzione di un castrum a controllo della Valle sottostante. In seguito i bizantini ne fecero il centro amministrativo che inglobava, entro solide mura, anche il borgo agricolo che si sviluppò tra i rioni Cella e Ravita. I normanni costruirono la solida torre a base quadrata e ripristinarono le mura di cinta del borgo di cui restano poche e sporadiche tracce. Gli Svevi ampliarono la struttura e l'abbellirono dei fregi tipici dell'arte colta federiciana. Nelle sue stanze per ben due volte soggiornò l'Imperatore di Svevia Federico II nel sec. XIII. Assunse notevoli dimensioni e divenne il centro militare ed amministrativo di un vasto territorio, uno dei più popolati e difesi della Basilicata e del Bruzio. Nel sec. XVI i Principi Sanseverino trasformarono la fortezza in palazzo, cessate ormai le esigenze di difesa. Fu espugnato nel sec. XV da Consalvo de Cordoba. Ancora si conserva l'antica cisterna ma non si hanno tracce del fantomatico passaggio segreto che attraverso le viscere del paese conduceva nel canale Carella, permettendo ai castellani di mettersi in salvo nel caso in cui il castello veniva espugnato.

 

 

La cappella della SS. Trinità conserva una cupola tipica dell'architettura bizantina-basiliana. Divenne confraternita e sede di ospedale nel sec. XV. Ancora conserva tracce di affreschi.

La Chiesa madre di S. Caterina d'Alessandria anch'essa di origine bizantina. Conserva numerose opere (tele del '600 e '700, fonte battesimale in alabastro del '500, altare in marmo da attribuire allo scultore Palmieri del sec. XVIII, acquasantiere in marmo bianco del sec. XIX, un ciclo di affreschi di Alfonso Metallo, uno spettacolare organo a canne del 1880, un coro ligneo del 1600, una madonna in pietra del '500, la statua della Santa patrona in legno di epoca rinascimentale o precedente), una reliquia della santa di Alessandria e una cripta dove si trovano, tra le tante sepolture, tre preti mummificati seduti su una panca e ricoperti di paramenti sacri d'oro.

Il convento di S. Antonio a Pantana del sec. XVI costruito dai padri basileani venne rifatto nel sec. XVII. Conserva una bellissima scultura in marmo bianco della madonna con bambino, realizzata dal Bernini.

La cappella dell'Assunta voluta dai principi Sanseverino nel sec. XV che conservava fino a qualche anno fa l'originale pavimento in cotto del '500. Nel territorio sono sparsi ruderi di monasteri basiliani, distrutti dall'esercito e dalle leggi di Napoleone.  

 

Scavi archelogici:

Pur mancando campagne di scavo da parte della Sovrintendenza numerosi sono i siti interessati da rilevanze archeologiche. Grazie agli studi condotti dall'archeologa Paola Bottini, si può affermare che per il periodo di dominazione greca e romana vanno segnalate le località Spidarea e Valle Laura, aree dense di reperti di superficie. Si possono notare numerosi frantumi di tegoloni usati per le tombe. Inoltre, si rinvengono cocci di anfore, vasi a figure rosse e piatti. Vi furono anche rinvenuti armi, armature e muradi ville romane. Aree che conservano memorie bizantine sono le località Malita (laura), Mulino (laure),Valle Laura (laura), Prantalato (laure), rione Cella. Sul colle Serra ancora oggi si incrociano antichi percorsi viari che conducevano in Calabria e nella Valle del Sinni. Da tutto ciò si può argomentare che per tutto il periodo di dominazione greca, lucana e romana la popolazione si concentrava in nuclei abitativi ubicati a valle, ai piedi degli attuali insediamenti di Viggianello e Pedali, in prossimità dei corsi d'acqua. Un tempietto pagano dedicato al dio Mercurio, protettore dei poeti, si trovava presso le sorgenti in località Mulino-S.Giovanni, dove fu rinvenuta una statuetta bronzea di Mercurio. 

 

Il paese, facente parte del Parco Nazionale del Pollino, è circondato da un territorio ricco di vegetazione dove, oltre ad effettuare escursioni guidate, è possibile organizzare interessanti passeggiate nel bosco. Pittoresco il paesaggio della la Sorgente del Mercure,un luogo dove il rumore dell’acqua che scende dalle viscere della montagna avvolge di fascino il luogo ricoperto di verde e dai tratti caratteristici della montagna.

Incerta è l’etimologia del nome di Venusia: l'ipotesi che raccoglie maggior credito è quella che ritiene la città fondata in onore della dea dell’amore, Venere (Venus, dal Latino). 

La fama di Venosa è strettamente legata alla figura del celebre poeta classico Orazio, ma la sua importanza non si esaurisce in ciò. Presenta infatti una cospicua tradizione storica che la vede centro culturale ed economicamente e politicamente strategico dall’età romana a quella federiciana fino all’800.

STORIA:

Di antichissime origini ( numerosi sono i reperti risalenti al Paleolitico), Venosa nel 291 a.C. diventa una colonia romana e i suoi abitanti acquisiscono il diritto di voto e cittadinanza. Trovandosi sulla via Appia, una delle più importanti strade dell’antichità, ben presto Venosa diventerà importante e florida. 

La fama di cittadina è legata soprattutto al celeberrimo poeta latino Quinto Orazio Flacco, nato a Venosa nel 65 a.C. Sede nel I sec. d.C. di una delle prime comunità ebraiche in Italia, Venosa perderà via via di importanza in seguito alla costruzione della via Traiana ( che collegherà Benevento a Brindisi, tagliando fuori Venosa dai principali traffici dell’epoca) e al crollo dell’Impero Romano; successivamente la cittadina sarà conquistata prima da numerosi popoli barbarici e poi da saraceni, bizantini e normanni. 

Federico II di Svevia farà edificare un castello sui resti di un fortilizio longobardo, facendone il Tesoro del Regno. Nel 1232 Venosa dona i natali a Manfredi, figlio di Federico II e Bianca Lancia, nonché futuro sovrano svevo. In epoca angioina la città fu governata da Roberto d’Angiò; successivamente passò alla famiglia Orsini- Del Balzo, che fece costruire il castello e la cattedrale di Sant’Andrea (consacrate nel 1531).

 In epoca aragonese Venosa divenne un importante centro culturale; in questo periodo visse il principe Carlo Gesualdo (noto come Gesualdo da Venosa), uno dei maggiori compositori del tempo.

 

COSE DA VEDERE:

 

CASTELLO

Al centro di Venosa sorge il castello fatto costruito per ordine di Pirro del Balzo nel 1460-70. Furono in questo periodo innalzate parte delle torri cilindriche che segnano gli angoli della pianta quadrangolare e la murazione, mentre al tempo del viceregno spagnolo risalgono il fossato, i bastioni e la loggia interna. Del Balzo lasciò numerosi segni che ricordassero e lodassero la propria famiglia, come lo stemma che rappresenta un sole raggiante. I due leoni che si trovano, invece, sul ponte di accesso appartengono al periodo romano. La struttura ricorda il Maschio Angioino di Napoli. All’interno dell’ampio cortile affaccia il loggiato cinquecentesco, con all'interno belle sale affrescate. 

Alcune delle sale del castello sono occupate dal Museo archeologico nazionale, che contiene una vastissima scelta di materiali che testimoniano la storia e le tradizioni della città. È divisa in cinque sezioni, quella pre-romana, quella della romanizzazione, quella dell’età augustea, quindi quelle dell’età imperiale e del tardo impero. Di notevole interesse e bellezza sono le "ceramiche", la "collezione numismatica", i "mosaici" pavimentali e le "pitture parietali", le "tipologie sepolcrali", una "croce-reliquiario", "orecchini" e "plutei". Sempre all'interno del Castello è situata la Biblioteca comunale e i saloni di rappresentanza.

Aperto tutti i giorni dalle ore 9.00 alle 20.00 (martedì dalle 14.00 alle 20.00)

Prezzo biglietti: gratis 0-18 anni e over 65; € 1,25 dai 18-26 anni e € 2,50 dai 26 ai 65. Scolaresche non pagano, e i gruppi con almeno un insegnante hanno una riduzione. 

Tel./Fax 0972 36095

CATTEDRALE

La cattedrale di S. Andrea, commissionata e finanziata da Del Balzo tra il 1470 e il 1520,  presenta una facciata in pietra lavorata e mura con iscrizioni romane. L’interno, caratterizzato da tre navate e archi a sesto acuto, conserva, tra le opere di maggior rilievo, l’ Annunciazione di Carlo Maratta e l’Assunzione della Vergine di Francesco Solimena. 

Per informazioni rivolgersi al parroco.

 

PARCO ARCHEOLOGICO

 Si tratta di una vasta zona di scavi della quale fanno parte le terme, la domus, i complessi residenziale ed episcopale, la chiesa Incompiuta e l'anfiteatro. L'assenza di sovrapposizioni edilizie sull'area urbanizzata tra il periodo romano repubblicano e l'età medievale fanno del parco archeologico un unicum in Italia per quanto riguarda le città ancora oggi esistenti, le cui origini risalgono ai secoli prima di Cristo.

 

L’ Anfiteatro: prestigiosa costruzione che risale al I sec. d.C., testimonia l'importanza e lo splendore della città. Era infatti il luogo dove si svolgevano combattimenti tra gladiatori e/o animali ed esecuzioni. 

L’Incompiuta: nel XII sec. ha inizio il progetto di realizzazione della chiesa nuova voluta dai Benedettini per ampliare lo spazio destinato al culto. I lavori furono però interrotti dopo qualche decennio quando i monaci abbandonarono il convento. Dell'opera rimangono oggi solo le mura esterne e all'interno, sul lato destro, cinque colonne di cui quattro complete di capitello corinzio.

La Domus: si accede attraverso un piccolo vestibulum decorato con simboli scaramantici. Al centro dell'abitazione l'atrium, decorato con affreschi e pavimento a mosaico di gran pregio.

L e Terme: vero e proprio centro di benessere, erano il luogo in cui ci si poteva dedicare alla cura del corpo con la possibilità di scegliere tra esercizi ginnici e bagni rilassanti. La struttura era infatti dotata di una palestra e di vari ambienti diversamente riscaldati che consentivano di optare per diverse tipologie di bagno: il frigidarium per il bagno freddo, il tepidarium per il bagno caldo e il laconicum, piccola stanza in cui era possibile fare la sauna.

 

Aperto tutti i giorni dalle ore 9.00 alle 14.00. giorno di chiusura il martedì.

Costo biglietto: dai 18-25 anni €1,25; dai 25 ai 65 €2,50; da 0 a 18 anni e over 65 è gratuito.

 

ABBAZIA DELLA SS. TRINITÀ

 Il complesso della Santissima Trinità fu edificata sui resti di un tempio pagano in onore alla dea Imene, una struttura che comprende due chiese: la Chiesa Antica, o anche detta Chiesa Vecchia, è stata costruita nel periodo paleocristiano, restaurata in seguito per mano dei Longobardi e dei Normanni, custodisce la tomba degli Altavilla e di Aberada, moglie di Roberto il Guiscardo ripudiata. La Chiesa Nuova, anche detta Incompiuta, fu edificata tra l’XI e il XII secolo, allo scopo di espandere la chiesa antica e utilizzando i materiali presi dall’anfiteatro romano, dal nome possiamo apprendere che la costruzione non fu mai terminata. La chiesa vecchia è costituita da tre navate coperte da archi a tutto sesto ed è completa di transetto, abside e deambulatorio con pavimento a mosaico. La chiesa nuova completamente priva di copertura sorge in un contrasto di spazi aperti e chiusi.

 

PARCO PALEONTOLOGICO DI NOTARCHIRICO

Il parco paleontologico di Notarchirico è un sito all'aperto del Paleolitico inferiore e situato nelle vicinanze di Venosa. L'importanza del parco è data dal fatto che è uno tra i siti europei sul Pleistocene Medio meglio conservati e ricchi di materiali. Nel giacimento, scoperto nel 1979 in seguito ad una ricognizione effettuata dall'Istituto Italiano di Paleontologia Umana, sono stati effettuati numerosi scavi condotti dal 1980 al 1985 e diretti dalla Soprintendenza Archeologica della Basilicata, che hanno portato alla luce diversi strati abitativi molto estesi con la presenza di manufatti associati a resti di elefanti, bovidi e cervidi, resenza di numerosi utensili in pietra e dai resti di grossi animali come elefanti, bisonti,buoi appartenenti a specie estinte. È stato inoltre rinvenuto nella zona un frammento di femore di un individuo di sesso femminile di Homo erectus databile a circa 300 000 anni fa. La maggior parte dei resti si trovano comunque esposti al Museo Nazionale di Venosa.

LA CASA DI ORAZIO

Si tratta di un edificio romano, nel quale in realtà sono stati più correttamente individuati ambienti termali (di sicuro un calidarium); la facciata è ancora in mattoni a legatura reticolata, mentre a sinistra dell'ingresso è murato un bassorilievo.

Per l'apertura contattare:MINUTIELLO VIAGGI - Agenzia viaggi e turismo

Le catacombe ebraiche di Venosa

Scoperte nel 1853 sulla collina della Maddalena, costituiscono una preziosa miniera di storia antica, dove entrare in contatto con le sepolture e le iconografie del popolo ebraico.

Le catacombe erano luoghi sotterranei, costituiti da una rete di corridoi di varia larghezza e dal tracciato irregolare, usati dagli ebrei per la sepoltura. Vi erano, inoltre, delle nicchie (cubicula), che contenevano più sepolcri, caratterizzate in alcuni casi da un arco, scavato nel tufo e sormontante l’urna, intonacato e affrescato (arcosolium).

Le catacombe ebraiche si differenziavano da quelle cristiane perché al loro interno era vietata la celebrazione liturgica a suffragio dei morti, vista dalla religione ebraica come una sorta di contatto con i defunti e quindi considerata pratica impura. Questo spiega perché gli ambienti catacombali erano privi dei tipici locali cristiani ipogei normalmente adibiti alle riunioni pubbliche e alle celebrazioni. La loro caratteristica principale, che le distingue da quelle cristiane, sta nei decori a fresco con simboli ebraici. Il sito testimonia, attraverso le epigrafi che vi sono state rinvenute, la presenza a Venosa tra il IV e il IX secolo d.C. di una consistente comunità ebraica, secondo alcuni più potente di quella presente a Roma. Dallo studio di queste epigrafi, aventi iscrizioni in lingua ebraica, latina o greca emerge la peculiarità del nucleo di ebrei venosini e cioè la loro origine ellenistica. Essi probabilmente giunsero a Venosa tra la fine del III e gli inizi del IV secolo d.C., in un periodo economicamente prospero per la città. Ma, già in precedenza, alla fine dell’età repubblicana, vivevano a Venosa liberi commercianti ebrei. La presenza e lo sviluppo a partire dal tardo periodo imperiale della comunità ebraica a Venosa, così come a Taranto, sarebbe da collegare alle attività di manifattura tessile dei ginecei imperiali, forse in relazione alla loro abilità nella tessitura e nella tintura di stoffe.

Alcuni, inoltre, erano personaggi ricchi ed influenti e ricoprivano cariche importanti nell’ambito dell’amministrazione cittadina, nonostante fin dal 438 le leggi romane avessero escluso gli Ebrei dagli honores. Purtroppo di questa fiorente comunità ebraica non è stata ritrovata la sinagoga né abbiamo testimonianze sulla sua eventuale collocazione nel tessuto urbano. 

Particolare rilievo all’interno delle catacombe ha un arcosolio affrescato con la raffigurazione del candelabro a sette braccia (menorah), affiancata da altri simboli tipici del patrimonio iconografico e religioso ebraico: il corno, la palma, il cedro, l’anfora d’olio. 

Tutto il sito è affascinante da visitare, per la sensazione che si prova ad addentrarsi nella collina attraverso gli stretti cunicoli, per la cura con cui sono scavati nicchie, per l’atmosfera che fa quasi percepire lo stato d’animo di chi prima scavava e poi utilizzava quelle gallerie per il culto dei propri cari scomparsi, ma anche per la suggestione resa dall’illuminazione soffusa proveniente dal basso, che sembra quasi avere rispetto di uno spazio sacro che con molta fatica è sopravvissuto per secoli attraverso la storia.

 

COME RAGGIUNGERLA:

IN AUTO

Da NORD

Se vi trovate in prossimità o sul litorale adriatico, imboccate l'autostrada Adriatica A14 ed uscite allo svincolo di Foggia. Da Foggia prendete la S.S. 655, Foggia - Matera, (Bradanica) ed uscite a Venosa sud.

Se vi trovate in prossimità o sul litorale tirrenico, imboccate l'autostrada del Sole A1. Arrivati allo svincolo di Caserta, immettetevi sulla A16 Napoli - Canosa ed uscite a Candela. Da lì, prendete la S.S. 655 Foggia - Matera ed uscite allo svincolo Venosa sud.

 

 

da SUD 

In prossimità o sul litorale ionico, portatevi sulla S.S. Ionica 106 ed uscite a Metaponto. Imboccate la S.S. 407, Metaponto - Potenza, (Basentana) ed immettetevi sulla S.S. 658,Potenza -Melfi.Uscite allo svincolo per Barile e seguite le indicazioni per Venosa.

In prossimità del basso Tirreno, imboccate l' autostrada Salerno - Reggio Calabria, uscite a Sicignano e deviate per il raccordo autostradale: Sicignano - Potenza.Immettetevi sulla S.S. 658 Potenza - Melfi.Uscite allo svincolo per Barile e seguite la segnaletica per Venosa.

Da Bari e dintorni , imboccate la S.S. 98, all'altezza di Canosa di Puglia, prendete la S.S. 93 Canosa - Lavello e seguite le indicazioni per Venosa.

N AEREO

Aeroporto Internazionale di Bari "Karol Wojtyla"

Aeroporto Internazionale di Napoli "Capodichino"

 

 

 

 

 

 

 

 

STORIA

Valsinni è un piccolo borgo arroccato su di una estrema propaggine del Pollino al confine tra Basilicata e Calabria. Si ritiene che dove sorge Valsinni sia il luogo dove sorgeva l'antica città della Magna Grecia Lagaria, fondata, secondo la leggenda, dal costruttore del cavallo di Troia. Il paese è menzionato a partire dall'XI secolo con il nome di Favale, appartenne in feudo ai Sanseverino, agli Oriolo, ai Capaccio, ai Morra. Nel 1528 il feudo di Gian Michele Morra, padre della poetessa Isabella Morra, passò sotto la Corona di Spagna in seguito alla sconfitta delle truppe di Francesco I di Francia nei confronti di Carlo V, ed il Morra, che appoggiava il re francese, fu costretto ad emigrare a Parigi insieme a suo figlio. Sua moglie e gli altri figli, tra cui Isabella, molto legata al padre, invece restarono a Favale, nel castello che ancora oggi domina la parte antica del borgo. Così l'antica Favale fu teatro della tragica storia di Isabella Morra, giovane ed illustre poetessa petrarchista uccisa dai fratelli a soli 26 anni dopo che questi ultimi scoprirono la sua relazione epistolare con il poeta spagnolo Diego Sandoval de Castro, barone di Bollita.

DA VEDERE:

La parte antica di Valsinni, il Borgo,è stretta intorno al Castello dei Morra. È costituita da abitazioni vecchie di secoli accostate l'una all'altra e separate da strette vie che si inerpicano sui fianchi dello sperone roccioso su cui è edificato il paese. Poiché sono presenti spesso dislivelli di alcuni metri nell'ambito di una stessa abitazione, molte case hanno come accesso o punto di transito tra due vie un “gafio”, cioè un passaggio coperto in pietra che passa sotto un'abitazione.

 

Molto importante è il Castello dei Morra, ai cui piedi si snodano i vicoli del borgo medievale, dominando la valle del Sinni. Di aspetto aragonese ma già esistente in epoca medioevale,fu infatti presumibilmente edificato su una preesistente fortificazione longobarda. Sono ancora conservati opere, documenti e scritti testimonianti la vicenda esistenziale e la solitudine della poetessa che lì visse.

 

Parco Isabella Morra

Nata da una nobilissima famiglia di origine normanna, i Morra appunto, Isabella sin da piccola coltivò studi letterari che la portarono in pochissimo tempo a diventare una geniale poetessa. Isabella trascorse la sua giovinezza insieme ai fratelli nel castello di Favale (antico nome di Valsinni) componendo versi bellissimi ancor oggi oggetto di studio. Nei pressi di Favale era posizionato il feudo di Bollita governato da Antonia Caracciolo e dal consorte Diego Sandoval de Castro, governatore di Taranto. Questi, grande cultore della poesia petrarcheggiante, iniziò un fitto rapporto epistolare con la bella poetessa di Favale. Sembra addirittura che tra la Morra ed il governatore tarantino dovesse esserci anche un'intesa per l'occupazione armata del feudo di Favale. I fratelli di lei finirono così per sospettarla di tradimento e decretarono la sua morte.

Il Parco Letterario, aperto tutto l'anno, fornisce la possibilità di ricevere informazioni e di visionare materiale cartaceo ed audio-visivo su Isabella Morra ed i luoghi in cui ella visse e ai quali affidò le sue ansie e la sua disperazione, le sue speranze e le sue cocenti disillusioni. E' sempre possibile visitare il castello feudale, testimone e custode della storia di Isabella, dove è allestita in forma permanente una mostra documentaria sulla visita che Benedetto Croce fece a Valsinni nel 1928. Per gruppi organizzati, e previa prenotazione, si organizzano visite ed escursioni, flessibili ed adattabili alle diverse esigenze, comprendenti anche un itinerario "spettacolarizzato" in compagnia di menestrelli e cantastorie e, su richiesta, pranzo in ristorante convenzionato. 

www.parcomorra.it

MONTE COPPOLO: Sulla cima del monte sono visibili i resti di un'antica città fortificata, ed in particolare l'acropoli edificata nel IV secolo a.C. e la cinta muraria formata da blocchi squadrati. Sul territorio del monte, che fa parte del Parco Nazionale del Pollino, è presente Il rifugio montano Monte Coppolo, chevuole essere un luogo accogliente dove poter ospitare, al meglio, persone, idee e progetti al servizio del Turismo Sociale: momenti di formazione e spiritualità, campi scuola per bambini, esperienze di convivenza e laboratori per disabili, momenti di soggiorno e di relax per famiglie, giovani, anziani e sportivi. Dal Rifugio partono una serie di sentieri interessanti che si sviluppano lungo il Confine Nord del Parco, e che rappresentano una grande attrattiva per gruppi escursionistici organizzati e non. La struttura si propone di ospitare anche attività collegate alla convegnistica o manifestazioni culturali e sociali dei paesi del comprensorio del Basso Sinni.

 

EVENTI:

• Gli eventi legati al Parco letterario Isabella Morra: in particolare sono organizzate visite al Castello feudale, mostre d'arte ed artigianato artistico, spettacoli come Il Borgo racconta per le vie del centro storico con menestrelli e cantastorie, e recitazione di versi.

 

Il paese inoltre, vanta un'antica tradizione di mugnai, simbolo della quale è il Mulino di Palazzo Mauri che conserva ancora grosse macine di pietra.

L'economia del paese si basa soprattutto sull'agricoltura e sull'allevamento.

Vaglio di Basilicata sorge a 954 metri di altezza s.l.m. e conta circa 2.200 abitanti. Distrutta nel 1286 da truppe angioine, in epoca feudale appartenne a diversi signori. Nel 1861 fu sconvolto e saccheggiato dai briganti capeggiati da Crocco e da Borjes. Il borgo antico del paese è caratterizzato dalla presenza di chiese e palazzi baronali impreziositi da portali e archi in pietra. Il paese ospita il “ Museo delle Antiche Genti di Lucania ”. A pochi chilometri dall’ abitato si trovano due importanti parchi archeologici quello di Rossano e quello di Serra di Vaglio. Passeggiando tra i vicoli del centro storico è possibile degustare nelle caratteristiche locande e taverne, le pietanze tradizionali e una vasta gamma di prodotti tipici locali. 

 

 

STORIA:

il toponimo deriva dal basso latino vallum o vallium, luogo cinto da vallo, ossia fortificato da palafitte.

Fu abitata in tempi remoti da gente indigena, che si dedicava alla caccia e alla pastorizia e viveva in capanne sparse o in piccoli villaggi. In località Serra di Vaglio dagli scavi archeologici sono venuti alla luce ricchi reperti: vasellame di bronzo e di ceramica, gioielli preziosi,diademi e fermagli. È emersa l’imponente struttura abitativa urbana con cinta muraria, strade, case. Queste testimonianze attestano che Serra fu capitale, centro amministrativo, politico e militare dei piccoli insediamenti strutturali lungo il Basento e il Tiera, crocevia di scambi etruschi e greci.

Ad Est di Serra si trova il Santuario di Rossano. 

Il tempio d’imitazione greca fu edificato, intorno al 350-330 a.C. e dedicato alla dea Mefitis, in località Bosco di Rossano, zona ricca di sorgenti d’acqua e di boschi, nei quali erano celebrati i riti pagani. Il santuario aveva anche funzioni politiche, poiché era il centro delle popolazioni indigene dell’intera regione.

Per mancanza di documenti poco sappiamo dei primi feudatari. Nel 1582 fu feudo degli Spinelli, poi del Salzar; nel 1670 ai Quarto di Laurenzana, i cui eredi lo detennero fino al 1806, con l’abolizione della feudalità. Nel 1861 Vaglio fu saccheggiata da bande di briganti guidate da Crocco. Il centro storico rivela la sua origine medioevale, databile intorno al Mille. Strutturato nella caratteristica forma ellittica altomedievale,esso si sviluppa probabilmente intorno ad una fortezza normanna. L’impianto urbano si snoda lungo tre assi viari principali: Via di sopra (via Roma), Via di mezzo(via Vergara) e Via di sotto(via Buonarroti). Lungo via Roma si allineano le case dei signori locali, ancora oggi testimoniate dalla presenza di numerosi portali in pietra calcarea e di pregevoli balconate con gattoni in pietra e ringhiere in ferro battuto. I tre assi sono tra loro collegati trasversalmente da stretti vicoli, sormontati da strutture ad arco, facenti parte di un sistema difensivo comune agli insediamenti alto-medievali che lasciano ipotizzare un’origine longobardo-normanna. Le ridotte dimensioni dei vicoli consentivano il passaggio di una sola persona per volta, garantendo, così, una migliore difesa del borgo fortificato. 

Sono perfettamente conservate nella loro struttura originaria,anche le due porte d’accesso U’Spuort e Porta vecchia. (www.vacanzeinbasilicata.it) (www.comune.vagliobasilicata.pz.it)

 

COSE DA VEDERE:

• NEVIERA

Sulle pendici del monte Giove, non lontano dall’abitato, si erge isolata l’antica “neviera”, una delle più importanti testimonianze storiche del Comune di Vaglio Basilicata. Tale manufatto si compone di due corpi di fabbrica affiancati a forma circolare: la prima, quella dal diametro maggiore, è quasi completamente interrata fino a nove metri di profondità, la seconda più piccola presenta delle strutture in elevazione simili a quelle delle antiche torri. Le strutture di copertura sono completamente scomparse e i due manufatti sono tra loro comunicanti tramite una apertura ad arco. Le “neviere” sono dei pozzi tronco-conici con muratura perimetrale in pietra grezza, profondi in media cinque o sei metri e con diametro fino a dieci metri, che vennero per lungo tempo adibite a deposito della neve destinata al consumo durante il periodo estivo. Sappiamo da fonti storiche che tra la metà del XIV secolo e la fine del XIX, l’uso del refrigerante naturale era molto diffuso sia per la conservazione dei cibi deteriorabili, e sia come terapia del freddo contro determinate patologie. La neve, trasportata a spalla fino alla neviera, una volta introdotta nella fossa veniva battuta e costipata strato su strato, quindi coperta con fogliame secco e da una tettoia mobile; tra la struttura di copertura e lo strato di foglie si creava un’intercapedine termoisolante che permetteva la conservazione della stessa fino all’estate.

 

• SERRA DI VAGLIO

Non lontano dall’abitato, in località Serra San Bernardo , è situato lo scavo archeologico che ha riportato alla luce un insediamento indigeno risalente al periodo compreso tra l’VIII e IV sec. a. C.. L’insediamento, che fu racchiuso da una cinta muraria formata da blocchi di pietra a forma di parallelepipedo e di ingressi monumentali, nel IV sec. a. C., fu abbandonato nel III sec. a. C. I blocchi di questa fortificazione, come avviene in tutti i centri lucani del Potentino, recano segni di cava in alfabeto greco.  

L’acropoli

Il pianoro centrale dell’antico insediamento di serra è generalmente assimilato ad un’acropoli, la parte più alta della città greca. In quest’area, alla metà degli anni sessanta del secolo scorso, si è intervenuti con un imponente sterramento, per riportare alla luce i muri delle abitazioni. Gli enormi cumuli così composti sono stati successivamente “spietrati” recuperando numerose terrecotte architettoniche, che hanno consentito una migliore comprensione delle tecniche edilizie utilizzate nel sito. Negli spazi scoperti comuni sono state trovate tracce di attività artigianali. Sull’acropoli si registra un sovraffollarsi di edifici ed un riutilizzo intensivo degli spazi scoperti, invadendo in parte anche l’asse viario centrale per la costruzione di nuove strutture e creando un complesso sistema di canalizzazione.

La necropoli e l’edificio di Braida

Il pendio della collina di San Bernardo, denominato Braida, sembra essere occupato a partire dal primo quarto del VI secolo a.c. Qui negli anni sessanta furono rinvenuti frammenti di statue acroteriali e di lastre a rilievo dipinte, che rivestivano e decoravano le travi del tetto, le “lastre dei cavalieri”.Tale circostanza, unita al ritrovamento negli anni novanta di nove corredi funerari, databili tra la fine del VI ed il V secolo a.c., riferibili al gruppo eminente della comunità locale, quello dei basileis (parola greca che significa: i re), ha fatto pensare alla presenza di un complesso palaziale, con funzioni non solo residenziali, ma anche sacre e politiche.

Attualmente dell’edificio sono in luce i resti di un vano rettangolare di 290 mq, delimitato da blocchi di calcare grigio e in parte pavimentato da larghe basole piatte di calcare bianco.

• ROSSANO DI VAGLIO

In località Macchia di Rossano, zona ricca di sorgenti d’acqua, è situato il Santuario dedicato a Mefitis, divinità femminile delle acque.

Le numerose iscrizioni ritrovate testimoniano una straordinaria osmosi culturale, la scrittura, infatti, spesso è greca, la lingua utilizzata è osca, le istituzioni menzionate sono tipicamente romane, seppure con una forte connotazione identitaria lucana.

• Il Museo delle Antiche Genti di Lucania, ubicato all’interno del centro moderno, offre al visitatore una serie di suggestive ricostruzioni corredate da materiali archeologici. Attraverso un viaggio fantastico è possibile rivivere all’interno di una reggia del VI secolo a.C., gli atti di offerta devozionale alla dea Mefite.

 

Ancora oggi Vaglio conserva buona parte della sua antica architettura spontanea.

La Chiesa Madre: dedicata a San Pietro è di impianto cinquecentesco e conserva nel suo interno opere come la Madonna del Rosario (1582) e la Sacra Famiglia (1580) dell’artista Antonio Stabile. Alle spalle dell’Altare Maggiore si può ammirare un interessante scolpito in fondo al quale v’è una natività del De Laurentis risalente al primo triennio del 1600. 

L’ex Convento di Sant’Antonio Abate: con l’annessa Chiesa a navata unica mostra sull’altare maggiore una scultura del Santo del XVII secolo ed alcune tele del 1600 di Francesco Paterno e Attilio De Laurentis. 

 

(www.treccani.it- dino adamesteanu) (www.comune.vagliobasilicata.pz.it)

 

EVENTI E MANIFESTAZIONI:  

Un Percorso enogastronomico e culturale Il Percorso è ideato come una passeggiata di gusto e di storia tra i vicoli del centro storico lungo i quali è possibile assaporare i piatti tipici e l’eccellente vino del posto. Ogni sapore, ogni odore, ha una storia da raccontare, storia che solo i visitatori possono custodire e tramandare. (www.alparcolucano.it)

A TAVOLA: 

Nel territorio praticata è la coltura di cereali e diffusi sono gli allevamenti zootecnici. 

Piatti tipici della cucina locale sono dunque piatti a base di carne e cereali: ravioli al ragù, zuppa di lenticchie, agnello bianco,calzone con ricotta, calzone con la cipolla e tagliatelle con la mollica (mollica, uva passa,noci fichi).

SERVIZI:

Agriturismo La Dimora dei Cavalieri

Contrada Tataseppe, 1

Tel +39 340 3745730

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E' tra i pochi agriturismi in Basilicata dove si puo gustare un'eccellente cucina tipica lucana. Tra gli abbondanti antipasti spiccano i fagioli con la cotica e le patate con i peperoni cruschi. Deliziosi i primi piatti, per non parlare dell'agnello cotto al forno con le patate..squisito !!! 

Tutto veramente ottimo!!

A questo si aggiunge grande cortesia e professionalità dello staff.

L’azienda offre la disponibilità di 60 posti tavola e 13 posti letto. Struttura per disabili e ospitalità per gli animali. (www.dimoradeicavalieri.it)

 

 

 

 

 

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