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PISTICCI


Comune della provincia di Matera, quarto in Basilicata per numero di abitanti e dopo il capoluogo è anche il più popoloso della sua provincia. Pisticci è composto da diverse frazioni e borghi, le più rilevanti sono Casinello, Centro Agricolo, Marconia, la più popolosa, Pisticci Scalo, Tinchi e la crescente località turistica di Marina di Pisticci. L'abitato di Pisticci ha la forma di una S, e che, data la sua posizione strategica e dominante di affaccio sul Mar Jonio, è denominata il balcone sullo Jonio o l'anfiteatro sullo Jonio. 

 

STORIA

La storia di Pisticci è fortemente legata alle frane che più volte, nel corso del tempo, ne hanno modificato la topografia, la toponomastica e la storia. Le principali cause sono dovute alla natura argillosa del terreno che predispone la collina su cui sorge l'abitato ad eventi di questo genere, che hanno interessato anche altri centri limitrofi, su alture con le stesse caratteristiche geologiche. La frana più imponente fu quella del 1688 perché influì maggiormente sulla struttura di tutto l’abitato; quella notte contraddistinta da una forte nevicata, rimase alla storia con il nome di “Notte di S’Apollonia”. A questa frane ne susseguirono altre per cui il Ministero dell’Interno decise per il consolidamento del centro storico con opere di contenimento e rimboschimento. Un’ipotesi da molti sostenuta vuole che l’etimologia del nome Pisticci derivi dal greco Pistoikos, luogo fedele da Pistis, fede, e da Oikos, luogo. Infatti durante la guerra tra Taranto e Roma nel 291 a.C., fu l’unica città meta pontina a rimanere fedele a Taranto; il nome di luogo fedele si latinizzò poi in Pesticium o Pisticium. Prima della dominazione romana, in seguito alla sconfitta di Taranro, Pisticci fu colonizzata dai greci e sin da allora divenne un importante centro del territorio di Metaponto. Intorno all'anno 1000 i Normanni costituirono il feudo di Pisticci, posseduto in successione dai Sanseverino, dagli Spinelli, dagli Acquara e dai De Cardenas. Sempre nello stesso periodo, i Benedettini fondarono il cenobio di Santa Maria del Casale, poco distante dall'abitato, sui resti di un antico insediamento basiliano. La notte del 9 febbraio 1688, a seguito di un'abbondante nevicata, una frana di enormi proporzioni fece sprofondare i rioni Casalnuovo e Purgatorio, causando circa 400 morti. Dopo la frana la popolazione rifiutò l'offerta del conte De Cardenas di spostare l'abitato più a valle, dove sarebbero state costruite nuove abitazioni, ma in cambio gli abitanti avrebbero dovuto pagare tasse supplementari al conte. Sul terreno della frana furono quindi costruite 200 casette in filari, tutte uguali, bianche, a fronte cuspidata. Il nuovo rione prese significativamente il nome di Dirupo, a ricordo della frana.

Nei primi anni dell'Ottocento fu particolarmente cruenta l'azione del brigantaggio in tutto il territorio. Nel 1808 fu soppresso il regime feudale e nel 1861, entrata a far parte del regno d'Italia, Pisticci diventò municipio e il primo sindaco fu Nicola Rogges. A cavallo tra l'Ottocento e il Novecento si ebbe la prima grande ondata migratoria, soprattutto verso le Americhe. Durante il periodo del fascismo, Pisticci concorse con Matera per divenire capoluogo provinciale, titolo che poi venne assegnato alla città dei Sassi nel 1927. Nel territorio di Pisticci fu realizzato dal regime un campo di confino per antifascisti, che furono impiegati per disboscare e bonificare la malarica e paludosa pianura metapontina. In onore di Guglielmo Marconi questo campo venne chiamato "Villaggio Marconi" ed oggi è la popolosa frazione di Marconia, che ospita circa la metà dell'intera popolazione comunale. La frazione si è molto sviluppata tra gli anni sessanta e settanta. Come dopo la grande guerra, anche negli anni successivi alla seconda guerra mondiale ci fu una forte emigrazione verso il Nord America e la Germania. Le frane continuarono a turbale la vita di Pisticci ed a molti abitanti fu assegnata una casa nella frazione Marconia, il che favorì la prima espansione della frazione. La successiva avvenne tra gli anni ottanta e i novanta dove molti rioni del centro storico subirono un notevole spopolamento, gli abitanti, infatti, preferirono trasferirsi nella frazione Marconia. In questi anni, la frazione Marconia, notevolmente cresciuta, ha iniziato ad aspirare all'indipendenza amministrativa. Nei primi anni del XXI secolo, tuttavia, lo spopolamento del centro storico si è sostanzialmente fermato e il flusso demografico risulta in leggera controtendenza rispetto agli anni precedenti. Il 27 aprile 1991 Papa Giovanni Paolo II, in Basilicata, visitò Pisticci dove incoronò la statua di Santa Maria la Sanità del Casale, conservata nell'omonima Abbazia.

 

Cose da vedere

LA CHIESA MADRE DI SAN PIETRO E PAOLO

La Chiesastile romanico-rinascimentale, terminata nel 1542 con la costruzione di altre due navate, sorge sui resti di una chiesa presistente del 1212 ed è opera dei Mastri Pietro e Antonio Laviola, fratelli mantovani in latitanza a Pisticci perché accusati di omicidio. L’edificio presenta tetto a doppio spiovente e pianta a croce latina; si compone di tre navate e all'incrocio tra la navata principale e il transetto si erge una grande e alta cupola emisferica. Le navate laterali ospitano cappelle e altari barocchi che furono edificati sopra gli ipogei dove venivano seppellite personalità importanti nella vita del paese. Gli altari sono intagliati in legno e dorati, con incastonate tele e statue di cartapesta attribuite a Salvatore Sacquegna. Alle pareti si notano alcune tele di stampo caravaggesco attribuite a Domenico Guarino del XVIII secolo tra cui quelle rappresentanti la Madonna del Carmine e laMadonna del Pozzo e altre raffiguranti i Misteri del Rosario.

IL CASTELLO DI SAN BASILIO

Fu costruito come masseria fortificata intorno al VII secolo dalla comunità monastica dei basiliani. Divenne poi feudo normanno assumendo sempre più le caratteristiche di un castello con la costruzione del torrione centrale. Dai feudatari normanni fu in seguito donato alla comunità benedettina dell'abbazia di Santa Maria del Casale di Pisticci.

 

ABBAZIA SANTA MARIA LA SANITA’ DEL CASALE

L’abbazia in stile romanico pugliese, dedicata alla Beata Vergina Maria, fu costruita presumibilmente intorno al 1087 sul monte Corno da Rodolfo Maccabeo ed Emma d’Altavilla e poi affidata ai monaci benedettini di Taranto. Importante è la statua della Vergine al suo interno, scultura in legno del XII secolo e fu incoronata da papa Giovanni Paolo II il 27 aprile 1991 a Pisticci davanti ai lavoratori e ai fedeli lucani.

RIONI DEL CENTRO STORICO

Terravecchia

È la zona più antica della città dalla quale franò il recente rione Dirupo nel 1688. Possiamo ammirare il castello, la porta del paese, la Chiesa dell’Annunziata, la Chiesa Madre, i resti della Chiesa della Madonna della Stella e diverse costruzioni gentilizie. In questa zona si trova il torrione dell’acquedotto dell’Agri, risalente al periodo fascista, una riserva d’acqua per il fabbisogno del paese affiancato da un secondo serbatoio, di minori dimensioni, posto a Montalbano Ionico. Per la realizzazione del torrione fu eliminato il castello normanno – svevo di cui rimane una fortificazione quadrata, il mastio (identificazione incerta) che fino a pochi anni fa veniva utilizzato come ricovero per le capre. 

Dirupo

Il nome deriva dall’infausto episodio della frana avvenuta nel 1688, infatti la frazione sorge sulle rovine causate dallo smottamento. Anticamente il rione era abitato per la maggior parte da contadini, nessuna traccia di professionisti o nobili, nonostante ciò ebbero il coraggio e la determinazione nel costruire nuove abitazioni sui resti delle loro case precedentemente distrutte, dato che il tentativo di ricostruirle in altre zone fallì a causa delle ingenti richieste del magnate locale De Cardenas.

 

 

 CUCINA

La salsiccia appare come il piatto tradizionale di Pisticci e della Lucania in generale; salsiccia magra, più prelibata, e quella grassa, la cui presenza del lardo la rende più adatta alla cottura sotto la brace. I tipi di pasta tipici sono le tapparédde (a forma di rombo), i rucchélé (ruccoli, gnocchetti concavi), i tagghiariédde (tagliolini), maccheroni ai ferri e orecchiette, con sughi spesso insaporiti da cacciagione, una volta lepre e cinghiale, ma anche uccelletti prede della micciarola. Tagliolini e ruccoli si prestano anche a piatti con verdure cotte: i ruccoli in particolare vengono impiegati per un piatto molto simile a quello pugliese degli "strascinati" e cime di rape, mentre i tagliolini vanno bene con i ceci, i fagioli o i piselli. Per non dire della cicerchia, leguminosa assai discussa, almeno nel vissuto popolare, per un'antica credenza che la vuole capace di far perdere la ragione. Le verdure tipiche sono fave e cicorie, i lambasciùne (cipolline). I lampascioni sono bulbi selvatici, che si scavano nel terreno usando una zappa lunga e stretta, " u zappudd'". Corrispondono presumibilmente alla pianta nota come muscaro: leggermente amarognoli, ricchi di proprietà sconosciute, digestivi, forse afrodisiaci, si cucinano e si conservano secondo diverse modalità, con l'olio fritto e l'aceto, con il peperoncino, impanati nell'uovo e così via. I dolci tipici natalizi sono le pettole, le ‘ncartagghiate (cartellate), i porcedduzzi (porcellini).

CINETURISMO

Pisticci è stato sfondo di alcuni film:

• 1979: Cristo si è fermato a Eboli, diretto da Francesco Rosi.

• 2004: The Big Question, diretto da Francesco Cabras, Alberto Molinari.

• 2013: Pisticci e la sua festa, diretto da Emanuele Di Leo

 

FESTE PATRONALI

Tra gli eventi organizzati durante tutto l'arco dell'anno quello di maggior rilevanza per la comunità pisticcese è la festa patronale di San Rocco che si svolge tra il 15 e il 18 agosto.

 

Published in Area Ionica
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